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LE TRE PAROLE MAGICHE

Non dovremmo giudicare l‘evoluzione spirituale di qualcuno in base al suo comportamento.

 

PER FAVORE, SCUSA e GRAZIE. Queste tre parole dovrebbero farci capire che non ci sentiamo in alcun modo in diritto. Capiamo che in realtà niente ci appartiene. Un bicchiere d’acqua o del cibo non ci appartengono, sono disponibili (fortunatamente) per noi. Qualunque cosa facciamo può ferire qualcuno, può calpestare qualcosa consapevolmente ed inconsapevolmente.

Quello che dovrebbe essere una magia dentro di noi,  si manifesta solo nel nostro comportamento. Questo è ciò che accade nelle società moralistiche: si fanno tutte cose giuste, ma niente di giusto accade dentro di noi.

Quindi il comportamento non determina chi siamo. Si può lavorare sul proprio comportamento, ma è inutile senza la trasformazione. Trasformazione significa che il senso di confine che si ha riguardo a se stessi  (come: questo sono io) si allarga. Si capisce che si è parte di qualcosa di più grande di noi.  Ci vuole anche inclusione. L’inclusione è meglio di un’assicurazione. Quando si vede qualcosa che fa parte di noi, allora non ha più importanza dire per favore, scusa e grazie. Non contano più perché quando vediamo l’altro come noi stessi , lo trattiamo come trattiamo noi stessi.

 

Se si vuole vivere in una società e non isolati, ovviamente bisogna regolare il proprio comportamento, perché non si tratta solo di noi. Si tratta di tutti quelli intorno a noi. Ma ciò che vediamo come buon comportamento non riguarda necessariamente l’uso di specifiche parole, di fare determinate cose e non farne altre. Se la nostra preoccupazione è alle persone intorno a noi ci comportiamo in un modo, mentre se la preoccupazione è solo per noi stessi ci comportiamo in un altro.

Ogni azione che non è rilevante alla situazione in cui si esiste, è un’azione irrilevante.

Bisogna prima stabilizzarsi non nella nostra individualità ma nell’unione con l’esistenza, e poi agire.

 

 

“Sadhguru”

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